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Alla fine del XV secolo Pietro Bembo, nel suo "De Aetna" descriveva così la valle dell'Alcantara:
"Scesi dal colle di Taormina e allontanandoci a poco a poco dalla costa, entrammo nella valle formata a sinistra dalle pendici dell'Etna, a destra dai monti di Taormina, e lungo di essa arrivammo fino a Randazzo… Da Taormina avevamo coperto la distanza di ventiquattro miglia in tutto. Valle scavata e irrigata da un rumoroso fiume dal corso perenne".
E' Tommaso Fazello, alcuni decenni dopo Bembo, a dare un'accurata descrizione del fiume: "Dopo Nasso oggi detta Schissone segue tre miglia lontano la bocca del fiume…oggi detto Alcantara con nome Saracino, chiamato così dal ponte che fu già fabbricato al suo traghetto. Verso levante bagna il piè del monte Etna, e nasce sopra Randazzo da un fonte, ch'oggi si dice Salaciazzo, posto ne' gioghi del monte, tra Castagna e Randazzo, e quindi correndo bagna le mura di Randazzo, e poi fatto più grosso dalle acque della Roccella, e della Moja, si mescola col fiume di Francavilla, e dipoi fende una gran valle, avendo da man destra le radici dell'Etna, Castel Leone, Francavilla, e Calatabiano castelli, e da man manca Mottacamastri, ed i monti di Taormina, e vedonsi su per le sue rive una grande quantità di platani, che occupano quasi tutta quella valle, e lava poi tutto il paese di Nasso, o ver di Taormina, e lo fa fecondissimo, dipoi ricevendo il nome di Alcantara, sbocca in mare".
Filoteo degli Omodei, il più famoso storico nato nella valle dell'Alcantara, nel 1556 scrive: Camminando circa un miglio (da Naxos) trovasi il fiume della Cantara, così chiamato per un ponte che gli diede il nome… Il fiume Cantara passa per un tratto cupo e stretto formato da certi gran massi tagliati dalla natura, che chiunque vi mira pone spavento per l'immensa ed oscura profondità".
Queste sono solo alcune delle testimonianze sul ricco patrimonio naturalistico della Valle dell'Alcantara... di seguito alcuni dati scientifici. Per approfondimenti vi consigliamo di consultare le prossime pagine.